ScopriMente. La coppia: condivisione e compromessi

Per un nuovo appuntamento di “ScopriMente”, la rubrica di psicologia a cura del direttore di Irpiniatimes, la dott.ssa Anna Vecchione e della Psicologa e Psicoterapeuta dott.ssa Annalisa de Falco, parleremo di “Coppia: tra criticità, problematiche e conflittualità”. Ecco alcuni consigli su come affrontarle e superarle.

Dottoressa, partiamo dalla definizione di coppia…

“La definizione di coppia, il suo significato e le dinamiche che la sottendono, si apprendono nell’infanzia. E’ in questo periodo della vita che il bambino, mentre assimila la lingua madre, ascoltando i familiari, osserva, al contempo, i comportamenti delle figure genitoriali, ne studia i sentimenti, ne sperimenta gli atteggiamenti, respira il clima che si instaura ed, in maniera inconscia, li interiorizza, li mentalizza. Se è vero che molte psicopatologie dell’adulto hanno origini lontane, possiamo affermare che il tipo di legame sentimentale di coppia che un individuo instaurerà nel corso della sua vita risente in maniera forte del tipo di legame di coppia dei suoi genitori. La famiglia non è solo il luogo fisico in cui il bambino cresce, ma è anche e, soprattutto, il luogo in cui si riconoscono i ruoli, si apprendono i sentimenti e si impara ad esprimerli, si acquisiscono le capacità di relazionarsi agli altri, mantenendo la propria individualità, senza, però, prevaricare le esigenze altrui. Così come il corredo genetico determina le caratteristiche fisiche del bambino, allo stesso modo gli stimoli emotivi, ambientali, comportamentali, trasmessi dai genitori, sono responsabili dello sviluppo psicologico del figlio che risente del tipo di accudimento ricevuto e del clima familiare vissuto nell’infanzia. L’individuo adulto tende, nei rapporti di coppia, a rivivere le stesse modalità di interazione affettivo-sentimentali sperimentate da bambino. Ne derivano aspettative ed esigenze che spesso non trovano riscontro nel legame tra due personalità diverse. Se, da un lato, la coppia esprime la più perfetta forma di schema sociale, dall’altro rappresenta la fusione complessa di due vissuti differenti che nella convivenza e nel progetto di vita insieme, devono creare, ex novo, uno spazio mentale inedito. I partner di una coppia sana non rinunciano alla propria individualità, riconoscendo le proprie esigenze e conservando i propri spazi, ma sempre nel rispetto delle necessità e della libertà dell’altro”.

 

Quali sono le fasi evolutive della coppia?

“La prima fase è caratterizzata dall’attrazione reciproca, in cui entrambi i partner vivono intense emozioni che culminano nell’innamoramento. In questo periodo è difficile una valutazione obiettiva della personalità dell’altro, in quanto prevale il sentimento dell’idealizzazione. Non si riconoscono i difetti, mentre prevalgono i pregi, si esaltano i comportamenti, si ipervalutano i sentimenti. Con il tempo, però, le reali personalità individuali emergono e se esse non corrispondono alle caratteristiche che le erano state attribuite, emerge il disincanto e la delusione. L’immagine mentale che era stata creata da una percezione illusoria si rivela, amaramente errata. Si passa dall’idealizzazione alla svalutazione, dalla condivisione alla prevaricazione, dal rispetto al possesso. Il rapporto di coppia si logora e dal momento che nessuno dei due vuole rinunciare alla propria personalità, acquisita nell’infanzia, ne deriva un clima carico di rancore e di ansia. Qualora i componenti di una coppia siano privi della capacità di tollerare l’angoscia del distacco psicofisico, preferiscono trascinare un rapporto fonte di sofferenza e di angoscia. Prevale, quindi, la spinta dell’individuo alla promiscuità, a strappi continui del legame o l’altro viene considerato come sedativo per le proprie angosce o da cui allontanarsi. Di conseguenza si parla della fase del disincanto nella quale il confronto tra i due partner è ormai aperto; ci si fronteggia senza risparmiarsi colpi e severe critiche. Prevalgono rabbia, odio, rancore ed ansia rispetto all’impossibilità di poter cambiare a tutti i costi il partner per renderlo adeguato a ciò a cui si aspirava. Infine vi è la fase dell’estraneamento, in cui prevale il sentimento della delusione e predomina il mutismo tra i partner. Chiusi nel loro dolore, ma impossibilitati a prendere decisioni sul futuro, i partner si isolano psicologicamente come rifugio e salvezza dal fallimento. Si tratta di una falsa tregua, caratterizzata da indifferenza e calma apparente. Non si litiga, non si discute, ma non ci si parla più. E’ questa la fase più pericolosa per il rapporto di coppia, in quanto, al fine di mitigare l’angoscia che si vive in famiglia, si cercano fuori relazioni alternative, che, in realtà, contribuiscono, a lungo andare, a peggiorare i conflitti preesistenti”.

 

Come si trasforma l’amore nel tempo?

“L’amore è un sentimento potente. Può rendere felice, ma anche portare alla disperazione. E’ anche un sentimento complesso; deve essere nutrito e corrisposto; è soggetto a cambiamenti con fasi alterne di rinforzo e di indebolimento; si trasforma da passione ad affetto; ci illumina la vita; ci dà la forza per affrontare le difficoltà; ci dà uno scopo per i nostri progetti; spinge a migliorarci come persona e come membro della collettività. Provare amore per un’altra persona, però, non deve mai farci dimenticare che è essenziale amare prima di tutto se stessi. Un sano narcisismo, consapevole dei propri desideri e necessità, è fondamentale per comprendere i desideri e le necessità del partner. Un sano rapporto di coppia non può prescindere da sentimenti di rispetto reciproco, da impegni continui e da condivisioni di progetti. L’amore tra due persone attraversa 3 fasi:

  • La prima fase è quella dell’attrazione, in cui avvertiamo un intenso piacere alla presenza della persona desiderata. Ne cerchiamo continuamente il contatto sia fisico che verbale.
  • La seconda fase è quella dell’innamoramento, in cui si idealizzano i pregi e si minimizzano i difetti dell’altro. Quando questi ultimi si evidenzieranno in tutta la loro realtà si porrà una diatriba e la modalità di rifiuto o di accettazione determinerà il tipo di rapporto che verrà a crearsi.
  • L’ultima fase, quella dell’amore vero, si crea se, nella fase precedente, prevale l’accettazione dell’altro con i suoi difetti, con le sue esigenze ed i suoi bisogni. Si tratta del livello più alto del sentimento di amore, che ha buone possibilità di durare nel tempo. Vengono rispettati gli spazi fisici ed emotivi del partner, vi è condivisione di progetti, educazione e gentilezza nei rapporti interpersonali, continua comunicazione verbale e desiderio di risoluzione pacifica di qualsiasi conflitto alla luce del compromesso.

Nelle relazioni “tossiche”, tutto ciò non avviene. Uno dei due partner diventa predominante, responsabile di abusi fisici e/o psicologici. La persona che subisce ha imparato fin da piccola ad accettare maltrattamenti e sofferenze perché altrimenti, priva della relazione, percepirebbe il vuoto. Le figure genitoriali disfunzionali hanno impedito lo sviluppo di una sana autovalutazione portandola a ritenere di essere indegna e di meritare gli abusi. La dipendenza affettiva, retaggio di antichi malsani convincimenti, impedisce di porre fine alla relazione tossica, pur essendo fonte di dolore, paragonandola, così, ad una forma di tossicodipendenza. Nella relazione in cui prevale la lotta di potere non è presente un’asimmetria di ruoli, ma vi è la tendenza da parte di entrambi i membri della coppia ad assumere un ruolo dominante dove vi è rabbia e colpevolizzazione reciproca. Non vi è alcun tipo di progettualità e non si percepisce più alcuna gioia di stare insieme; prevalgono sempre conflitti che celano vissuti depressivi latenti. Tra rabbia e disperazione si sceglie di esternare la rabbia. È una relazione molto frequente nelle famiglie che scelgono di stare insieme per i figli”.  

 

Amore, fedeltà, stima… ma anche comunicazione. Quanto è importante per la coppia e come migliorarla?

“La coppia è formata da due individui profondamente diversi, ognuno dei quali porta il suo personale vissuto, con esperienze educative e comportamentali familiari. Allorché queste due persone decidono di unire le loro vite in un progetto comune, legate da sentimenti di amore e di affetto, il loro rapporto avviene sempre attraverso la comunicazione. Ne deriva che l’aspetto della comunicazione riveste un ruolo fondamentale nella vita di coppia. La comunicazione può essere sia verbale che comportamentale ed i due aspetti devono essere sempre coerenti tra di loro. Ad esempio se dico di essere calma, anche il mio atteggiamento fisico dovrà trasmettere la sensazione di calma. Al contrario, una comunicazione “disturbata”, incoerente, tende a creare confusione e disagio. Se la comunicazione risulta inefficace, vacillano le fondamenta su cui si è costruito il rapporto di coppia. Se si smette di comunicare, il rapporto muore. Il primo passo per migliorare la comunicazione è la consapevolezza che il partner non può, in alcun modo, indovinare i nostri pensieri. Se non siamo noi ad esprimere e ad esternare i nostri desideri e bisogni, nessun altro lo farà. Altrettanto importante risulta essere la qualità della comunicazione: alzare il tono di voce, usare toni aggressivi, recriminare colpe del passato, avanzare accuse unilaterali, sono tutti atteggiamenti che inducono l’interlocutore a chiudersi a riccio e ad interrompere la comunicazione. Al contrario, se si vuole essere ascoltati bisogna: parlare pacatamente; esporre il proprio punto di vista lasciando che lo faccia anche l’altro; evitare accuse; evitare di interrompere; essere coerenti nell’atteggiamento; cercare soluzioni di compromesso che soddisfino entrambi. Lo psicoterapeuta può aiutare a ristabilire il processo di comunicazione evidenziando, nella coppia, gli ostacoli che lo impediscono e a dare gli strumenti per facilitarlo”.

 

Nelle coppie, però, spesso subentrano i conflitti. Come superarli e imparare a gestirli?

“Spesso i conflitti che nascono all’interno di un rapporto di coppia sono assolutamente fisiologici. Due soggetti con storie familiari e personali diverse, dotati di narcisismo e di individualismo, che decidono, volontariamente, di relazionarsi, necessariamente presenteranno dei motivi di confronto. Di volta in volta, si troveranno a confrontarsi su temi sociali, sull’educazione della prole, su esigenze e bisogni disparati, su richieste di supporto, di priorità condivise. Da tutto ciò possono scaturire occasioni di conflitto, che se affrontato nella modalità giusta, può rappresentare un’occasione di crescita evolutiva del rapporto di coppia. Se, però, il conflitto viene affrontato con atteggiamento di prevaricazione e di egoismo, esso può creare danni alla relazione interpersonale. Lo scontro tra due personalità ben strutturate, può diventare violento, con continui tentativi di dominare l’altro per affermare se stesso. In caso, invece, di relazione tossica, il conflitto viene addirittura negato, in nome di una sottomissione, al fine di evitare lo scontro. Una falsa, apparente facciata di normalità e di perfezione nasconde, in realtà, il pericolo di creare figli psicotici, con disturbi alimentari e tossicodipendenti. I conflitti si superano con il dialogo, con la volontà di arrivare ad una soluzione condivisa. L’isolamento fisico e psicologico non giova mai alla relazione interpersonale. Se siamo convinti che il partner non ci comprende, ignora i nostri bisogni, ci mente, si comporta da egoista, l’assenza di dialogo ci cristallizza in un rapporto senza futuro, privo di piacere e di serenità. In questo caso è possibile adottare due opposti approcci: un approccio funzionale, in cui la coppia esprime con parole e comportamenti intenzioni di cambiamenti atti a far funzionare il rapporto in crisi; ci si confronta civilmente, anche in presenza di uno psicoterapeuta, assumendosi le proprie responsabilità, chiedendo scusa per eventuali errori commessi. Si esprime, in tal modo, la volontà reale di trovare soluzioni e salvare il rapporto di coppia. L’altro approccio, disfunzionale, vede ognuno rigido nelle proprie posizioni. Il partner viene descritto come un nemico, si cercano argomenti ritenuti validi per convincere e convincersi dell’impossibilità di ricucire la relazione. Meglio sarebbe, in presenza di un conflitto, affidarsi ad una discussione ben gestita, con la consapevolezza che la ragione, spesso, non è solo da una parte e che la maturità e la saggezza si conquistano anche attraverso le difficoltà”. 

Contatti dott.ssa Annalisa de Falco – 333 766 9118.