ScopriMente. Ipocondria, quando la paura della morte impedisce di vivere

Dottoressa, chi soffre di ipocondria rivolge una preoccupazione costante ed eccessiva al proprio stato di salute. Parliamo di un disturbo psichico strettamente correlato all’ansia… ma come nasce l’ipocondria? Chi è l’ipocondriaco?
“L’ ipocondria è la paura delle malattie. Chi ne soffre è convinto, in maniera irrazionale, che qualsiasi sintomo o disturbo provenga dal proprio corpo, sia il segnale di una malattia grave che lo condurrà inesorabilmente alla morte. L’ipocondriaco si focalizza senza sosta su se stesso, valutando qualsiasi funzione corporea, da quella intestinale, cardiaca, respiratoria a quella legata al sonno, alla sudorazione, alla memoria. Ogni variazione dalla norma viene vissuta con grande angoscia ed interpretata come prodromico di una grave patologia. Ne deriva una richiesta continua di visite specialistiche ed esami diagnostici, che, al contrario delle aspettative del soggetto, risultano negativi. L’armadietto dell’ipocondriaco trabocca di confezioni farmaceutiche per ogni sintomo e disturbo, il cui abuso determina, spesso, l’insorgenza di altri sintomi legati agli effetti collaterali dei farmaci, creando un circolo vizioso difficile da interrompere. Ansia ed ipocondria sono strettamente connessi. Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) definisce l’ipocondria come “Disturbo da Ansia di Malattia”.
I criteri necessari per la sua diagnosi sono:
Secondo il DSM-5, il disagio della persona ipocondriaca non proviene tanto dal sintomo in sé, quanto piuttosto dalsignificato che ad esso viene attribuito. L’esordio dell’ipocondria avviene, di solito, nella prima età adulta, e il decorso si presenta cronico. La caratteristica tipica dell’ipocondriaco è la forte reazione ansiosa al minimo incidente, come una piccola ferita, taglio, o a lievi variazioni funzionali come una accelerazione del battito cardiaco, un episodio di dispnea, di nausea o di iperidrosi. Non ammettendo l’origine psicopatologica del suo disturbo, l’ipocondriaco ricerca affannosamente la base medica di ogni suo sintomo, cercando, invano, la conferma con visite ed esami estenuanti. Diverse ipotesi sono state, nel tempo, formulate per spiegare l’insorgere dell’ipocondria. Malattie gravi dell’infanzia o malattie di un familiare potrebbero aver scatenato uno stato ansioso riguardate le malattie o la paura della morte. Un modello di attaccamento iperprotettivo, creatosi con le figure di riferimento nella prima infanzia, potrebbe generare, nel bambino, la convinzione di essere fragile, vulnerabile, esposto alle malattie. In realtà, la fragilità del corpo esprime, di fatto, la fragilità della mente. La paura della morte è una paura atavica, primordiale che appartiene a tutti, ma nel soggetto ipocondriaco è continua,eccessiva ed irrazionale. Dal momento che la vita dell’ipocondriaco è interamente focalizzata su se stesso, ne consegue che le relazioni sociali sono fortemente compromesse, così come la vita familiare, dominata da tensioni e preoccupazioni quotidiane.La vita lavorativa può risentire delle continue assenze legate a presunti disturbi o all’esecuzione di esami clinico-strumentali.
Una modalità di funzionamento della personalità ipocondriaca è la cosiddetta “amplificazione somatosensoriale”, con cui si definisce la tendenza ad amplificare i sintomi fisici mediante 3 aspetti:
L’ amplificazione somatosensoriale è fortemente collegata allo stato di ansia estremo, che, qualora persista per lunghi periodi, potrebbe provocare un’abitudine disfunzionale che sfocia nella “catastrofizzazione”. L’ansia è uno stato psichico che determina un grande malessere, giacché crea agitazione, preoccupazione, irrequietezza e che può provocare sintomi somatici. Può colpire ognuno di noi in particolari circostanze, ad esempio, quando dobbiamo prendere decisioni importanti o affrontare situazioni spiacevoli. In questo caso, però, noi conosciamo bene l’origine del nostro stato di ansia e possiamo gestirla.Quando costringiamo noi stessi a vivere situazioni non gradite, l’ansia può creare delle manifestazioni fisiche importanti come una sorta di avvertimento sul nostro comportamento sbagliato. Le somatizzazioni fisiche dell’ansia possono esprimersi con i più svariati sintomi: tachicardia, dispnea, alterazioni del ritmo sonno-veglia, anoressia, bulimia, iperidrosi, amnesie,nausea, vomito, parestesie. Ogni sintomo viene vissuto dal soggetto ipocondriaco come preludio alla catastrofe con sensazione di morte imminente e a nulla valgono le rassicurazioni sulle origini psicosomatiche del disturbo da parte del personale medico o dello psicoterapeuta”.
“Durante gli anni della pandemia da Covid-19 tutti noi abbiamo vissuto la paura di essere contagiati dal virus, di essere ricoverati in ospedale, addirittura in terapia intensiva ed, infine, di morire. Siamo stati condizionati dalle immagini delle persone affette da polmonite virale con la loro drammatica “fame d’aria”, dalle immagini strazianti della fila di bare dirette ai cimiteri. Di conseguenza, abbiamo assunto degli “atteggiamenti e comportamenti da ipocondriaci”; ci siamo isolati, evitato di toccarci, lavato continuamente le mani, abbiamo lavorato da casa. Sapevamo, però, che, con la fine della pandemia, saremmo ritornati alla normalità delle nostre abitudini. I soggetti affetti da ipocondria hanno vissuto gli anni della pandemia con particolare angoscia e drammaticità in quanto la loro paura delle malattie ha trovato terreno fertile nelle paure reali della popolazione generale. Se, normalmente, a causa del disturbo psichico, i soggetti affetti da ipocondria vedono pericoli inesistenti per il loro stato di salute, durante questi anni, la realtà dei pericoli li ha fatti piombare in un mondo di disperazione e terrore. Il disturbo da ansia da malattia li ha portati ad assumere due comportamenti solo in apparenza contrapposti, ma, in realtà, due facce della stessa medaglia; richieste continue di assistenza medica e di esami specialistici o, al contrario, evitamento di ogni visita ed esami per sottrarsi a diagnosi infauste. Queste due tipologie di ipocondriaci sono riconosciute dal DSM, che li descrive come entrambe degne di attenzione. Se, durante la pandemia, abbiamo tutti avuto bisogno di un supporto psicologico, per mitigare le nostre angosce, il soggetto ipocondriaco merita un sostegno rafforzato, in quanto la sua ansia rappresenta la manifestazione di una profonda sofferenza interiore. Spesso l’ipocondriaco, il “malato immaginario”, viene ridicolizzato nelle commedie come personaggio comico, ma, in realtà, la sua vita ècompromessa ed improntata all’infelicità. Per poter continuare la psicoterapia anche durante il lockdown, gli ipocondriaci hanno usufruito delle sedute in videoconferenza con lo specialista di fiducia. Alcuni studi condotti proprio durante la pandemia, hanno evidenziato che la psicoterapia da remoto non è di minore efficacia rispetto a quella in presenza, consentendo, quindi, ai soggetti affetti da ipocondria un’adeguata assistenza”.
Le rassicurazioni degli specialisti, gli esami diagnostici negativi e i decorsi benigni non bastano a frenare la paura delle malattie. Curare l’ipocondria con la psicoterapia, invece, può giovare attutendo o annullando nel paziente l’eccessiva ansia per la salute. Ce lo conferma?
“I medici di medicina generale conoscono bene i loro assistiti affetti da ipocondria, in quanto vengono sommersi da continue richieste di visite ed esami specialistici, atti a placare la loro ansia sullo stato di salute. L’esito negativo degli esami non li rassicura, anzi, li porta a cambiare spesso specialista per un altro parere ed un’altra cura. Perennemente insoddisfatti delle diagnosi rassicuranti che ricevono, esprimono giudizi negativi sui medici che li hanno in cura, formulando autodiagnosi attraverso la ricerca del significato dei sintomi su internet. Le rassicurazioni di familiari ed amici procurano un sollievo di breve durata, dal momento che l’ansia dell’ipocondriaco è irrazionale e di origine psicologica. Ciò che può aiutare questi soggetti a cercare di prendere consapevolezza sulla propria condizione psicofisica è sicuramente un percorso di psicoterapia”.
Quali sono i principali approcci psicoterapeutici nella cura dell‘ipocondria?
“I cardini della psicoterapia nella cura dell’ipocondria si basano sull’accettazione delle malattie come eventi inevitabili per la nostra condizione di esseri umani e per questo esposti ad avversità e fisiologica involuzione. Non rassicurazione, quindi, ma invito alla consapevolezza ed, infine, all’accettazione della condizione umana, per definizione precaria. L’ approccio psicoterapeutico ha come obiettivo:
– curare l’ipocondria attraverso il dialogo clinico con i pazienti;
– lavorare sui costrutti di amplificazione somatosensoriale e sull’eccessiva ansia per la salute”.
La forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere efficace per l’ipocondria è quella cognitivo-comportamentale Si ritiene che il paziente psicosomatico “costruisca” il disturbo partendo dal circolo vizioso percezione-cognizione-comportamento dove l’attenzione a sensazioni somatiche risulta elevata ed alimenta cognizioni distorte di malattia, legate a convinzioni di essere necessariamente predisposto a patologie gravi. Questo tipo di terapia ha come obiettivo la modificazione di tale cognizione distorta della realtà e l’acquisizione di maggiore auto-consapevolezza. Con il supporto del terapeuta il paziente potrà imparare come combattere o gestire il disturbo con l’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali. Altrettanto efficace può risultare l’approccio psicoanalitico. Esso fa risalire il disturbo da ansia ai rapporti che si sono instaurati, nell’infanzia, tra il soggetto e le figure di riferimento. Un deficit relazionale con il caregiver può interferire con il normale sviluppo psicofisico del bambino, impedendogli di determinare la capacità di autoregolare gli stati emotivi. La terapia psicoanalitica si basa sulla relazione tra il soggetto affetto da ipocondria ed il terapeuta. Quest’ultimo dovrà svolgere una funzione di “contenitore” emotivo dell’Io scisso del paziente, aiutandolo a riconoscere e a differenziare le emozioni. Accanto ad un percorso psicoterapico risulta efficace l’utilizzo di psicofarmaci. Quelli più spesso impiegati nella cura dell’ipocondria sono gli antidepressivi triciclici e gli inibitori selettivi della serotonina(SSRI). Le forme lievi del disturbo spesso sono trattate con benzodiazepine, anche se, in realtà, possono solo trattare l’ansia a breve termine. La nostra mente ci parla attraverso il corpo; è importante ascoltare, comprendere ed analizzare i nostri segnali somatici, spesso campanelli d’allarme, utili per capire cosa sta accadendo dentro e fuori di noi. Ad esempio l’eccessiva apprensione, inquietudine, senso di irrequietezza possono essere segnali di uno stato psichico di preoccupazione e di tesa attivazione mentale che genera malessere: l’ansia. Essa può palesarsi per un timore ad affrontare qualcosa o qualcuno, può materializzarsi per il ricordo di una situazione spiacevole o quando ci accaniamo su cose, situazioni o persone che non ci appartengono. Se si presenta in maniera importante ci sentiamo smarriti e ancora più preoccupati in merito a quello che sarà il suo decorso. L’ansia non va evitata, piuttosto bisogna accoglierla, viverla e capirla anche con l’aiuto di specialisti. Non bisogna vergognarsene, ma comprendere le origini e le cause dei nostri malesseri per cercare di raggiungere il nostro benessere fisico e psichico. Ascoltiamoci, non aspettiamo di stare troppo male per intervenire!”
Contatti dott.ssa Annalisa de Falco – 333 766 9118.