Pignataro: “ Per le famiglie, scuola e società occorre maggiore impegno per educare bene adolescenti e giovani al tempo dei social”

E’ sempre più difficile educare adolescenti e giovani al tempo dei social. A parlare e il prof. Salvatore Pignataro docente  universitario a contratto di Criminologia Investigativa, cultore della materia in Diritto Processuale Penale presso l’Università degli Studi Luigi Vanvitelli esperto in Sicurezza Urbana e Digital Forensics nonché presidente regionale dell’Associazione Italiana Criminologi per l’Investigazione e la Sicurezza della Campania.

Gli adolescenti e i ragazzi di oggi ci sembrano sempre più smarriti. Ma a chi spetta il compito così impegnativo di metterli sulla giusta strada?

“In primis ai genitori, che devono accettare di veder maturare i propri figli come altro da sé, agli insegnanti, che non devono limitare il loro compito alla semplice erudizione e nozionismo, ma che aiutino i ragazzi, attraverso la conoscenza delle varie materie, alla comprensione dei meccanismi della crescita verso l’età adulta. Poi spetta anche, a tutti coloro che, a vario titolo, vengono in contatto e gravitano intorno ai giovani durante il tempo libero testimoniando coerenza e responsabilità con i loro stessi comportamenti. L’adolescenza ha uno “statuto” a sé: non è solo un periodo di passaggio, ma una metafora dell’identità dell’essere umano, un’identità incompiuta, in continuo cambiamento, quindi è necessario favorire in famiglia la costruzione di una nuova situazione, con nuove regole e confini”.

I giovani di oggi sono sempre più “distratti dai social”

“Da alcuni anni a questa parte, l’uso intensivo e distorto di internet, le nuove tecnologie e il loro “prevaricare” nel quotidiano e di conseguenza l’aumento delle relazioni virtuali ha modificato in maniera esponenziale il modo in cui i figli costruiscono la propria identità ed è evidente che agli adulti vengono richieste nuove abilità che riescano a prendersi cura e ad educare gli adolescenti di oggi. Da uno studio del Censis in Italia, i più grandi fruitori delle tecnologie digitali sono bambini e adolescenti: sono nati con l’avvento di internet, dei social network e stanno crescendo con tablet, smartphone e pc quasi 24 ore al giorno. Faticano a tenere un discorso se ogni poco tempo non controllano il cellulare; hanno una soglia dell’attenzione molto bassa; invece delle parole usano le emoticon per chattare su WhatsApp e Instagram; Tik tok per i  video e attrarre follone maggiormente; Facebook è invece classificato per “boomer” o comunque per una fascia d’età adulta”.

E quindi ciò cosa provoca secondo lei?

“Questa tendenza ad avere una “vita virtuale” parallela alla “vita vera”  porta i giovani anche ad una maggiore esposizione ai rischi della rete, uno su tutti il cyber bullismo, come ha dimostrato lIndagine Conoscitiva su Bullismo e Cyberbullismo ci dice che: quella attuale è la prima generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l’essere connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza connaturata alla quotidianità, indipendentemente dal contesto sociale di provenienza: nel 2021, oltre l’85,8% dei ragazzi tra 11 e 17 anni di età utilizza quotidianamente il telefono cellulare. L’88,2% dei ragazzi in quella stessa fascia di età naviga in Internet tutti i giorni. Questa quota è cresciuta molto rapidamente passando dal 72,2 al 86,0% nell’arco di un quadriennio. Le più assidue utilizzatrici del cellulare e della rete sono le ragazze, l’87,5% delle quali usa il cellulare quotidianamente, e il 73,2% accede a Internet tutti i giorni (quota che sale all’84,9% se ci si concentra sulle adolescenti tra i 14 e i 17 anni). L’accesso ad Internet è fortemente trainato dalla diffusione degli smartphone”.

Oltre alle famiglie anche la scuola deve avere un ruolo importante per la formazione dei giovani non crede?

“Certo, non solo i genitori sono chiamati in causa ma anche gli insegnanti si trovano a dover affrontare nuove esigenze e trovare nuove modalità anche durante le lezioni e nella quotidianità.  Le figure di riferimento dovrebbero cercare di prevenire e porre l’attenzione ai cambiamenti repentini d’umore e comportamentali dei ragazzi, (sappiamo che non è facile!), con particolare cura verso i cambiamenti nei confronti della scuola, dei coetanei, dello sport o delle altre attività; come non dovrebbero sfuggire alle figure di riferimento o comunque agli adulti gli atteggiamenti di isolamento sociale, dalla famiglia, gli scatti di rabbia o di pianto improvvisi, la demotivazione, la non cura della persona o al contrario attenzione esagerata all’apparenza al trucco e all’abbigliamento, il rapporto con il cibo e anche , purtroppo, l’autolesionismo che a volte è difficile da controllare. Anche la dipendenza da internet, i dettami, gli orari per “postare” così da avere più like e “segui” sono aspetti che andrebbero colti prima ma è veramente difficile e in esso possono ritrovarsi, a volte, le spiegazioni di certi comportamenti descritti nelle righe antecedenti”.

Cosa possono fare gli adulti per evitare degenerazioni e dunque educare i propri figli?

“Gli adulti tramite l’esempio” e il “dialogo” potrebbero stabilire degli orari per l’utilizzo di internet, spiegarne il suo corretto utilizzo, motivar loro alle amicizie reali ( i ragazzi non si rendono conto di condividere sul web moltissime informazioni: gli amici, i loro interessi, le debolezze, i luoghi che frequentano, gli acquisti, i gusti musicali, i locali che frequentano, ecc., tutti dati che possono essere registrati da estranei ed utilizzati in diversi modi e con diverse finalità), stare più insieme e aiutarli nella crescita “vera”.  Anche perché alcuni ragazzi smettono di andare a scuola e non riescono più a gestire le relazioni interpersonali e sociali; passano i pomeriggi e le serate chiusi nella loro stanza perché ad esempio si sentono inadeguati e trovano gratificazione e rifugio nel web”.

Può citare qualche esempio di devianza e come potrebbe essere evitata?

“L’ attenzione va accentuata anche sui cosiddetti casi di “candygirl”: situazioni in cui delle ragazze tra i 12 e i 17 anni mettono in rete le proprie foto di nudo (sexting) in cambio di vestiti firmati, ricariche telefoniche, borse ecc. Queste problematiche, di cui si potrebbe scrivere e disquisire a lungo, investono innanzitutto genitori ed insegnanti, dare delle regole ai minori che navigano è un  dovere, ricordando sempre che l’educazione è anche mettere dei paletti e delle regole ma è soprattutto guidare, orientare, fornire modelli, trasmettere dei valori perché i giovani sono il domani e a loro si deve attenzione, accoglienza, ascolto e siamo una società che dovrebbe sostenere in maniera efficace la fatica di crescere di ogni adolescente”.