FOTO/Scopriamo l’Irpinia: Zungoli tra i Borghi più belli d’Italia


Zungoli è un comune italiano di 1.057 abitanti della provincia di Avellino.
Il centro fa parte dell’Associazione Europea delle Vie Francigene nonché del circuito dei Borghi più belli d’Italia, fregiandosi inoltre della bandiera arancione del Touring Club Italiano.
Si trova a 657 m s.l.m. e si estende su una superficie di 19,13 km². Posto nell’alta valle dell’Ufita, a destra del torrente Vallone, è adagiato su di un piccolo colle di struttura tufacea e fronteggia Monte Molara.
Si tratta di un tipico borgo irpino, il cui centro storico è attraversato da viuzze acciottolate, che spesso si arrampicano lungo il costone della collina in forma di scalinate di pietra.
Il territorio comunale è attraversato dal tratturo Pescasseroli-Candela, antica via della transumanza che in questo tratto corre lungo la linea spartiacque appenninica.
Il toponimo, sebbene nella versione Zuncoli, appare per la prima volta nel 1164, in occasione della consacrazione della chiesa di San Cataldo. Incerta è l’origine del nome: lo si attribuisce a un normanno, Leander Juncolo o Curalo, che sfruttò la posizione strategica per costruire un castello detto “Castrum Caroli”. Altre varianti associano il toponimo al greco Tsungos, cognome che era attecchito anche in Lucania.
La storia. Oltre a reperti risalenti all’età eneolitica, sono stati dissotterrati nel territorio manufatti di origine romana, fra i quali monete e cippi funerari e militari. Nella zona dell’odierna Zungoli, infatti, la via Herculea, ristrutturata da Marco Aurelio, metteva in comunicazione la via Traiana e la via Appia. Infatti a Zungoli era molto venerato San Cesareo di Terracina, il santo tutelare degli imperatori romani; un culto che nacque e si sviluppò sulla via Appia. San Cesario era invocato contro le inondazione del torrente Vallone, nel ricordo della modalità di esecuzione del suo martirio (fu chiuso in un sacco e gettato nel mare).
Zungoli viene citato nel Duecento in relazione alla costruzione della fortezza. Il feudo, possesso degli Angioini, venne ceduto da Carlo I d’Angiò a Enrico di Valmontone. Poi il possedimento passò nelle mani dei de Gianvilla che lo conservarono fino al 1331. In quella data Filippo Siginulfo ne venne in possesso a seguito della morte della moglie Erarda de Gianvilla, e successivamente il feudo divenne proprietà di Raimondo del Balzo e poi dei suoi successori. Dal Cinquecento in avanti, dopo la parentesi di Consalvo da Cordova, la tenuta fu patrimonio di Francesco Loffredo e degli eredi fino all’abolizione della feudalità nel 1806.
Salvatore Susanna, primo cittadino di Zungoli ai tempi delle rivolte del 1820-21, dopo essere stato rimosso dall’incarico di capitano delle milizie venne esiliato nello Stato Pontificio perché sospettato di un ruolo attivo nei moti, e solo nel 1830 reintegrato nelle cariche da Ferdinando II, neosovrano del Regno delle Due Sicilie.
Monumenti e luoghi di interesse. Torre del castello di Zungoli. Risalgono presumibilmente all’XI secolo le origini della fortezza, edificata con il proposito di difendere l’area dalle incursioni
Vicoli di Zungoli
Chiese e palazzi nobiliari sono disseminati nel centro della cittadina. La Chiesa madre di Santa Maria Assunta, ricostruita dopo il sisma del 1930, conserva dipinti, statue lignee e una fonte battesimale interessante; la Chiesa di San Nicola custodisce un organo e cinque quadri ospitati dal 1962, anno di un altro sommovimento tellurico; la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, abbandonata dai Padri Servi di Maria a seguito della peste del 1656, fu recuperata in seguito e ora conserva una statua della Madonna di Costantinopoli. Si distinguono i palazzi Annicchiarico Petruzzelli, Jannuzzi e Caputi. Nei paraggi si trovano le due cappelle di San Francesco di Paola e di Sant’Antonio da Padova, e due torri, la Torre li Pizzi risalente al periodo normanno e la Torre delle Ciàvole, che ricorre in cupi racconti popolari.
Le più importanti attività economiche locali sono legate all’agricoltura e all’artigianato, in particolare nei settori della lavorazione del legno e dei latticini.
Un certo rilievo conserva anche l’olivicoltura, poiché il territorio comunale è compreso nell’area di produzione dell’olio extravergine DOP Irpinia – Colline dell’Ufita, derivante dalla pregiata cultivar Ravece.
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