FOTO/Scopriamo l’Irpinia: Ariano tra musei, Palazzi storici e siti archeologici

Ariano Irpino è un comune italiano di 22.059 abitanti della provincia di Avellino in Campania. La cittadina costituisce il principale centro demografico della provincia dopo il capoluogo (da cui dista 54 km) nonché il più popoloso tra tutti i comuni montani della Campania, mentre i suoi 186,74 km² ne fanno il comune più esteso dell’intera regione, maggiore anche del capoluogo Napoli distante 104 km.
La città è situata lungo l’Appennino campano, a confine tra le regioni Campania e Puglia e in posizione pressoché equidistante dai mari Tirreno e Adriatico, tanto che la linea spartiacque attraversa per decine di chilometri il tenimento comunale al cui centro geografico è ubicato un notevole valico appenninico, la sella di Ariano. L’agro rurale è lambito dai fiumi Ufita e Miscano (subaffluenti del Volturno) e solcato dal torrente Cervaro, tributario del lago Salso; l’altitudine varia dai 179 agli 811 m.s.m.
Il territorio comunale, riconosciuto per legge come “interamente montano”, è costituito da stratificazioni detritiche incoerenti a elevato tenore in carbonato di calcio e spesso fossilifere, le quali si dispongono a formare un paesaggio alquanto impervio e inciso da valli incassate ove non mancano i dirupi (di natura puramente erosiva). Fanno eccezione gli ampi altipiani ondulati degli estremi settori nord-orientali (tra la valle del Cervaro e il bacino del Miscano), poggianti su rocce relativamente più antiche e compatte, nonché le ristrette piane alluvionali localizzate sull’opposto versante, presso lo sbocco della Fiumarella nella valle dell’Ufita.
In particolare il centro cittadino sorge in posizione dominante su tre ripide alture (Castello, Calvario e San Bartolomeo), da cui è derivato l’epiteto di città del Tricolle. Dai punti più panoramici (e in particolare dalla sommità del castello) si ammirano a ovest i massicci del Taburno e del Partenio, a sud Trevico e l’Appennino lucano, a est il Vulture con i monti della Daunia e a nord l’Appennino sannita con il massiccio del Matese e, più in lontananza, i monti della Meta e la vetta della Maiella, sicché sono visibili alcune parti di 6 delle 20 regioni italiane.
Situata presso il margine settentrionale del distretto sismico dell’Irpinia, la città ha risentito anche dei movimenti tellurici avvenuti nel limitrofo Sannio, quali il terremoto del 1349 e il sisma del 1688. Viceversa gli eventi con epicentri localizzati nel settore meridionale dell’Irpinia sono risultati relativamente meno disastrosi: un esempio è dato dal terremoto del 1980 che provocò una sola vittima in ambito cittadino.
Medioevo. Le ripetute invasioni barbariche del IV-VI secolo determinano la rapida decadenza di Aequum Tuticum che viene quindi abbandonata. Le sanguinose guerre che l’Impero bizantino scatena contro Ostrogoti e Longobardi inducono soldatesche e popolazione civile a rifugiarsi sul “Tricolle”, luogo più elevato e dunque meglio difendibile; in particolare, con l’affermarsi dei Longobardi nel ducato di Benevento vengono erette, entro il secolo VIII, le prime strutture fortificate del castello a difesa dai domini bizantini.
A partire dalla metà del IX secolo il principato di Benevento entra però in crisi subendo dapprima la scissione di Salerno, quindi l’occupazione bizantina (che coinvolge anche Ariano) e infine la sottomissione a Capua. Tra il 1016 e il 1022, in un contesto politico ormai frammentato, la contea di Ariano viene quindi usurpata da un gruppo di cavalieri normanni capeggiati da Gilberto Buatère e assoldati da Melo di Bari, un nobile di origine longobarda ribelle al dominio bizantino. La contea, che soppianta il preesistente gastaldato, è considerata la prima dominazione normanna in territorio italiano.
Grazie alla vittoriosa conquista normanna dell’Italia meridionale Ariano assume un ruolo di primaria rilevanza: il castello viene potenziato e la città, ormai a capo di una vasta grancontea, diventa uno dei centri più importanti del tempo. In quello stesso periodo storico vive e opera Ottone Frangipane (morto nel 1127), poi santificato e prescelto come protettore della città.
Re Ruggero II d’Altavilla elegge il castello appena ristrutturato a propria dimora; nel 1140 egli, dinanzi al primo parlamento della parte continentale del regno di Sicilia, emana le Assise di Ariano, la nuova costituzione del regno. Tale corpus legislativo, una sintesi di diverse insigni tradizioni giuridiche, sarà poi adottato con poche variazioni nelle costituzioni di Melfi; nello stesso anno viene battuto il ducato. Tuttavia il rapido e disordinato sviluppo urbano lungo un crinale maestoso ma geologicamente fragile contribuisce al progressivo dissesto idrogeologico e alla conseguente formazione degli enormi burroni che circondano il centro storico; al 1180 risale infatti la prima attestazione della città “inghiottita” da un “terremoto”.
Con l’avvento della dominazione sveva sul trono del regno di Sicilia ha poi inizio una fase decisamente infelice. In particolare nel 1255 Manfredi (figlio di Federico II di Svevia) assedia la città, colpevole di aver appoggiato l’esercito papale contro di lui. Ariano resiste strenuamente finché un gruppo di soldati lucerini, fingendosi disertori dell’esercito di Manfredi, viene accolto nella roccaforte; durante la notte essi rivelano però le loro vere intenzioni saccheggiando e bruciando la città oltre a far strage degli abitanti. A ricordo del tragico evento vi è ancora una via chiamata in dialetto arianese “la Carnale”.
In seguito Carlo I d’Angiò, dopo aver sconfitto Manfredi nella battaglia di Benevento e conquistato il regno, nel 1269 decide di ricostruire la città. Nell’occasione, quale segno di riconoscenza per la fedeltà dimostrata al papato, dona alla diocesi di Ariano due sacre spine (dategli dal fratello Luigi IX di Francia detto il Santo), tuttora custodite nel museo degli argenti.
Durante il regno degli Angioini, la contea di Ariano viene retta da esponenti della famiglia provenzale de Sabran dal 1294 al 1413. Tra i vari conti di quel periodo spiccano le figure di sant’Elzearo e di sua moglie beata Delfina, poi assurti a compatroni.
Dopo aver patito gravi danni a causa del terremoto del 1349, ai primi del Quattrocento la città risente della dura lotta fra Angioini e Aragonesi per il possesso del regno di Napoli. Nel 1417 la contea passa a Francesco Sforza, condottiero e futuro duca di Milano, mentre nel 1440 viene concessa da re Alfonso al gran siniscalco Innico de Guevara, il quale si era distinto come uno dei suoi migliori generali durante la conquista del regno.
Unitamente a gran parte del centro-sud peninsulare, la città viene poi devastata dal terremoto del 1456, forse il più disastroso registrato in Italia nel corso del II millennio; ciò accade quasi nel mezzo del dominio aragonese che durerà fino al 1485 quando Pietro, figlio di Innico, perde la contea a seguito della sua partecipazione alla congiura dei baroni. Dall’anno successivo la città rientra nel demanio rimanendovi per un decennio.
Nel 1495 la contea è comprata da Alberico Carafa, il quale tre anni più tardi otterrà da re Ferdinando II di Napoli il titolo di duca di Ariano. Tuttavia già a partire dalla fine del 1494 la città, per la sua rilevanza strategica, veniva a trovarsi coinvolta nelle grandi guerre d’Italia tra Francia, Spagna e Sacro Romano Impero. Sia pur intervallate da fragili tregue (funestate peraltro dal sisma del 1517 e dalla peste del 1528), le varie battaglie dureranno fino al 1559 con danni immensi sia nell’area urbana (ove perfino le campane delle chiese vennero fuse per ricavarne armi) sia nelle campagne (laddove si compì una strage di olivi e altri alberi per ricavare il legname necessario ad alimentare le fonderie). Fu a seguito di tali eventi infausti che la città ottenne, quale forma di ristoro, il beneficio perpetuo dell’istituzione di cinque fiere annuali.
Fin dal 1532 il ducato di Ariano era passato dai Carafa ai Gonzaga e da costoro (nel 1577) ai Gesualdo. Sono questi gli ultimi anni del regime feudale: il 2 agosto 1585 infatti Ariano si riscatta, è reintegrata nel demanio e diventa città regia venendo a dipendere direttamente dai viceré di Napoli. Da quel momento lo sviluppo socio-economico e la crescita demografica divengono impetuosi: nel 1622 Ariano è la dodicesima città del regno per popolazione (capitale esclusa) con i suoi 1 922 fuochi, la prima in assoluto tra le località appenniniche (a quell’epoca Avellino, non ancora capoluogo, contava appena 194 fuochi).
Nel 1647-48 la popolazione si oppone energicamente ai moti di Masaniello, ma finisce per subire l’assedio e il saccheggio ad opera dei ribelli napoletani per aver bloccato il transito del grano a loro destinato dalla Puglia. Ma una tragedia ben più devastante si profila all’orizzonte: è la peste del 1656, che decima la popolazione con la scomparsa di interi villaggi (fra cui il borgo di Corsano, appartenente alla diocesi di Ariano); come se non bastasse, nel volgere di pochi decenni si innesca una grave crisi sismica: al terremoto del Sannio del 1688 fanno seguito il terremoto della Basilicata del 1694, il terremoto di Benevento del 1702 e il disastroso terremoto dell’Irpinia del 1732; tuttavia la città, prescelta da re Carlo III di Spagna quale punto di valico per la nuova strada regia delle Puglie, riesce a mantenere la sua rilevanza divenendo sede dal 1743 del regio consolato del commercio (con giurisdizione su 65 comuni) e dal 1806 del distretto di Ariano. Si registra così una nuova crescita demografica, sebbene le condizioni igienico-sanitarie restino precarie: ancora nel 1835 la malaria falcidia le zone rurali mentre due anni più tardi il colera causa centinaia di morti nell’area urbana. Larga parte della popolazione rimane comunque fedele ai Borbone opponendosi ai moti del Risorgimento ma ricadendo poi nella piaga del brigantaggio.
Età contemporanea. In epoca post-unitaria la città è sede del collegio elettorale e del circondario di Ariano di Puglia, poi soppressi rispettivamente nel 1919 e nel 1926; fin dal 1868 il comune aveva infatti ufficialmente acquisito la denominazione (tradizionale ma approssimativa) di “Ariano di Puglia”, quindi rettificata in “Ariano Irpino” nel 1930. Proprio in tale anno la cittadina è duramente colpita dal terremoto del Vulture mentre nei decenni successivi si verificano altri gravi danni, dapprima nel corso della seconda guerra mondiale, poi ancora a seguito del sisma del 1962 quando molti edifici risultano lesionati e infine per effetto del terremoto del 1980 che provoca, fra l’altro, il crollo del campanile della basilica cattedrale. In risposta a tali eventi infausti (benché relativamente poco luttuosi) si registra una progressiva espansione urbana lungo i versanti periferici.
Monumenti e luoghi di interesse.
La basilica cattedrale è intitolata all’Assunzione di Maria, a sant’Ottone Frangipane (protettore della diocesi) e a sant’Elzearo da Sabrano (compatrono), le cui statue troneggiano sui portali, mentre gli interni sono ricchi di opere d’arte di varia epoca. Riconosciuta fin dal 1940 quale monumento nazionale, la cattedrale nel 1984 ottenne da papa Giovanni Paolo II il titolo di basilica minore.
- Chiesa di San Michele Arcangelo
Eretta originariamente nell’XI secolo, fu danneggiata dal terremoto del 1456 e infine ricostruita dopo il sisma del 1732. Il portale d’ingresso in pietra è del 1747. All’interno custodisce una statua lignea di san Michele e un seggio vescovile in stile tardo-catalano del 1563.
- Chiesa di Sant’Anna
Situata alle spalle del municipio e custodita dalle suore dello Spirito Santo, conserva due altari del Seicento nonché il sepolcro di Giuseppina Arcucci, fondatrice della congregazione.
- Chiesetta di Sant’Andrea
Adiacente al palazzo della Duchessa, a breve distanza dalla centrale piazza Plebiscito, risale al Quattrocento.
- Chiesa di Sant’Agostino
Sita nell’antica piazza Ferrara, custodisce un altare della Consolazione del Cinquecento, sovrastato da un arco in pietra grigia di Roseto adornato da fregi e sculture simboliche.
- Chiesa di San Pietro alla Guardia
È ubicata nello storico rione Guardia e risale al 1459. Sulla facciata presenta un portale tardo-gotico mentre all’interno vi è un altare quattrocentesco.
- Chiesa di San Giovanni Battista
Ricostruita dopo il terremoto del 1732, conserva però un antico fonte battesimale a forma di calice.
- Chiesa della Madonna del Carmelo
Fu edificata nel 1688; la festa religiosa si tiene annualmente il 16 luglio. Poco più a valle vi è l’ex convento dei Cappuccini, esistente fin dal 1583.
- Chiesa di San Pietro de’ Reclusis
Sita nel rione omonimo alle pendici del centro storico, custodisce affreschi del Cinquecento. In adiacenza, all’ombra di un tiglio plurisecolare, vi è l’eremo in cui trascorse gli ultimi anni della sua vita sant’Ottone protettore della città, cui è dedicato l’ospedale civile sorto nei pressi.
- Chiesetta del Crocifisso
Situata lungo il sentiero che conduceva all’eremo di sant’Ottone, fu edificata a seguito di un evento miracoloso attribuito a quel santo.
- Grotta di Santa Maria di Lourdes
Costruita a imitazione della celebre grotta di Massabielle, venne consacrata nel 1922. Nella vallata sottostante fu poi eretto, nel 1986, il santuario della Madonna di Fatima.
- Chiesetta di Santa Maria del Loreto
Sorge su di un terrazzo naturale a valle del Castello. Più volte rimaneggiata, la si trova già citata (con annessi una “camera” e un “horto”) in un inventario presentato nel 1517 all’allora vescovo Diomede Carafa.
- Chiesetta dei Martiri
Edificata nel Cinquecento nell’omonima località periferica, presenta un portale con l’effigie del cardinale arianese Diomede Carafa.[64]
- Santuario di Valleluogo
Situato presso uno storico mulino (luogo di un’antica apparizione mariana) in una vallata ricca di acque e di alberi secolari, divenne meta di pellegrinaggi (soprattutto nel giorno di Pentecoste) fin dal basso Medioevo. Al suo interno vi è una statua della Madonna risalente al Quattrocento.
- Santuario di San Liberatore
Posto su di un poggio immerso tra gli oliveti, ha origini assai antiche ma fu ricostruito dopo il sisma del 1962. Dedicato al compatrono san Liberatore (di cui custodisce una statua lignea del 1349), è meta di pellegrinaggi specie in occasione del 15 maggio.
Veduta parziale del maniero all’interno della villa comunale
- Il Castello
Le TorretteSorge sulla vetta dell’omonimo colle, nel punto più alto e panoramico del territorio cittadino. Già esistente in epoca longobarda, venne riedificato dai Normanni e quindi ristrutturato dagli Angioini e, in epoca successiva, dagli Aragonesi. Abbandonato definitivamente al termine delle grandi guerre d’Italia del XVI secolo, fu poi parzialmente restaurato agli inizi del III millennio. Circondato dall’ampia villa comunale, ospita il museo della civiltà normanna.
Nel settore nord-est dell’agro comunale, lungo l’alta valle del Cervaro, si ergono tre torri di avvistamento di epoca medievale:
la Torre delle Ciàvole, situata non lontano dalla stazione ferroviaria di Pianerottolo e riutilizzata a lungo come masseria, è quella meglio conservata (ciàvola in dialetto arianese significa “corvo”);
la Torretta di Camporeale, ubicata sull’omonimo altipiano ove re Ruggero II convocò le Assise di Ariano del 1140, venne pure trasformata in masseria ma presto abbandonata;
la Torre de li Pizzi, situata presso il tratturo Pescasseroli-Candela, lungo la direttrice che conduce al borgo medievale di Zungoli, si conserva in forma di rudere su di una duplice altura boscosa a strapiombo sul fiume Cervaro (pizzo equivale a “picco”).
Una quarta torretta (la Torre d’Amandi) era posta a controllo della valle dell’Ufita, ma fu rasa al suolo nel 1767 su ordine di re Ferdinando IV di Napoli in quanto divenuta covo di briganti che assalivano la sottostante strada nazionale delle Puglie, frequentata dallo stesso re quando si recava a caccia nel vallo di Bovino.
I Palazzi storici.
Palazzo Bevere-Gambacorta
Situato presso il Centro pastorale diocesano San Francesco d’Assisi, risale agli inizi del Settecento. Fino al 1958 ospitò il liceo-ginnasio (fondato nel 1866 e intitolato a Pietro Paolo Parzanese); dal 2018 è sede accademica dell’Università del Sannio.
- Palazzo San Giacomo
Ubicato nello storico rione Tranesi che per secoli ha ospitato le fornaci della maiolica arianese, fu sede dell’Ospedale civile tra il Settecento e il Novecento; dal 2015 costituisce il polo didattico-scientifico del Museo della ceramica.
- Palazzo Forte
Di antica origine, ma poi ampliato e rimodernato tra il Seicento e il Settecento, fu sede della sottoprefettura di Ariano di Puglia fino al 1926. A partire dal 1991 è adibito a sede museale: il piano rialzato ospita il Museo civico mentre il livello inferiore accoglie il Museo archeologico.
- Palazzo de Piano-d’Afflitto
Noto come Palazzo della Duchessa, sorse lungo via Rodolfo d’Afflitto probabilmente nel medioevo come casa-torre; ristrutturato nel Cinquecento, fu poi ampliato nel Settecento.
- Palazzo Vitoli-Cozzo
Attiguo al cinema-teatro comunale, risale al Settecento. In adiacenza vi è la cappella di Sant’Antonio di Padova, eretta nel 1731.
- Palazzo Anzani
Eretto nel Seicento lungo via Donato Anzani, tale edificio fortificato ingloba un tratto delle antiche mura cittadine.
Aree naturali.
La villa comunale, il giardino del castello normanno
Realizzata nel 1876 tutt’attorno al castello normanno, tale area verde si estende in altura su circa 50 000 m² tra prati, fiori, siepi e alberi d’alto fusto. Sovente innevata d’inverno, si caratterizza per le sue ampie vedute panoramiche.
- Boschetto Pàsteni
Trattasi di un bosco d’alto fusto a vegetazione mista (conifere e latifoglie). Situato sul versante nord del centro storico, dispone di un’area attrezzata per escursionisti.
- Viale Russo-Anzani
Questo tracciato percorre il perimetro delle antiche mura cittadine, parte delle quali sono tuttora visibili. Dimora del poeta Girolamo Angeriano, il viale si dilunga in posizione aperta e soleggiata con esposizione a levante.
- Muraglioni dei Tranesi
Posti su di una rupe a strapiombo esposta a ponente, nell’area delle antiche fornaci della ceramica arianese, tali contrafforti offrono una suggestiva veduta panoramica incentrata sulla “Dormiente del Sannio”, una dorsale appenninica detta così per il suo caratteristico profilo muliebre.
Siti archeologici.
Il territorio comunale vanta due siti archeologici, entrambi ubicati nella valle del Miscano circa 10 km a nord del centro cittadino. Gran parte dei reperti rinvenuti in tali aree sono esposti nel locale Museo archeologico.
- La Starza
Aequum TuticumSituata presso una rupe gessosa, quest’altura consiste nel più antico insediamento preistorico del neolitico inferiore (VI millennio a.C.) in Campania. I reperti rinvenuti attestano un’occupazione pluri-millenaria durante tutto il neolitico e l’età del bronzo fino all’abbandono avvenuto a ridosso dell’età del ferro (900 a.C.) e preceduto dalla fortificazione dell’insediamento mediante l’erezione di una cinta muraria.
Tradizioni e folclore
Le Sante Spine
Le Cinque Fiere. Nella seconda metà del secolo XIII re Carlo I d’Angiò donò alla città due Sacre Spine della corona di Cristo ai superstiti della strage a tradimento compiuta dai Saraceni nel 1255, quale riconoscimento alle vittime del martirio. In ricordo di quegli eventi memorabili si tiene annualmente (nel mese di agosto) la rievocazione storica del dono delle Sante Spine. Le Sacre Spine sono permanentemente custodite nel museo degli argenti.
Nella seconda metà del Cinquecento la città ottenne il “beneficio perpetuo” dell’istituzione di cinque fiere annuali quale forma di ristoro per i gravissimi danni patiti nel corso delle grandi guerre d’Italia del XVI secolo. Le fiere dovevano tenersi la domenica delle Palme, la domenica in Albis, il 13 giugno, l’11 agosto e il 27 settembre; tuttavia nel corso del XX secolo le ultime due furono traslate (per motivi religiosi) rispettivamente al 16 luglio e al 1º novembre mentre, al fine di evitare ogni commistione con il mercato settimanale, quest’ultimo fu differito al mercoledì. Altre fiere rionali si tengono la seconda domenica di maggio (nel quartiere Cardito) e la prima domenica di agosto (nel rione Martiri), mentre le fiere tematiche a cadenza variabile sono delocalizzate nel moderno centro fieristico Fiere della Campania.
I musei.
- Museo della Civiltà Normanna
Museo Civico della Ceramica
- Museo Archeologico
- Museo degli Argenti
- Museo Diocesano
- Museo “Giuseppina Arcucci”
- Museo “Biogeo”
Arte. La città si caratterizza per un peculiare prodotto artistico, la maiolica o ceramica smaltata, di cui si hanno notizie certe a partire dalla fine del Duecento, sebbene il picco della produzione venne raggiunto solo nel Settecento.
Oltre alle vaste collezioni custodite nel Museo civico e della ceramica, si registra anche una variegata produzione attuale fregiantesi del marchio CAT (Ceramica Artistica Tradizionale) rilasciato dal Consiglio nazionale ceramico.
Eventi
Ariano International Film Festival è una rassegna cinematografica; si tiene annualmente a cavallo fra i mesi di luglio e agosto.
Ariano Folk Festival costituisce invece una rassegna di musica folk. Si articola in due sessioni: la prima ad agosto, l’altra al coperto fra dicembre e gennaio.
Il meeting Le due culture, organizzato nella prima decade di settembre dal centro di ricerche Biogem, si propone di raggiungere un punto d’incontro tra il sapere umanistico e quello scientifico; vi prendono parte ogni anno insigni studiosi e premi Nobel.
ClassicAriano, rassegna di musica classica curata dalla Società italiana della musica da camera[127], si compone di una serie cadenzata di concerti durante l’intero corso dell’anno.
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