Campania, dalla tavola alle carte: le principali tradizioni natalizie


Tra le motivazioni che spingono i campani a riunirsi a tavola durante le celebrazioni natalizie troviamo il tradizionale pranzo di Natale ed i giochi in compagnia. Tra questi, il più diffuso e conosciuto, anche a livello internazionale, è la Tombola, che nasce proprio nella città di Napoli nel XVIII secolo ed è molto simile al bingo. La versione napoletana è chiamata la “tombola scostumata” poiché ad ogni numero viene associato un significato, una persona o un oggetto della Smorfia. Il numero minimo di partecipanti è due con un massimo, si fa per dire, illimitato. Lo scopo del gioco è fare, per l’appunto, Tombola, riempiendo tutte le caselle di una cartella. I numeri vengono spesso coperti con ceci, fagioli e lenticchie ma anche con materiali disponibili dopo i cenoni natalizi, come i gusci della frutta secca. La rende tanto speciale l’aggregazione che comporta: è un gioco che unisce grandi e piccoli ed il fatto stesso che non abbia un numero limite di giocatori fa sì che il divertimento sia assicurato.
Altro gioco diffuso nella regione campana è Sette e mezzo. Qui il numero minimo di giocatori non varia perché si parte sempre da due con un massimo di dodici. Questo gioco di carte sta vivendo una popolarità sempre maggiore negli ultimi anni e la sua fortuna risiede anche nella sua semplicità: si gioca con un mazzo di carte tradizionale napoletano ed è prevista la figura del mazziere, il cui compito è quello di distribuire di volta in volta le carte ai giocatori. Sono disponibili online, come su questo blog sui giochi, diverse informazioni riguardo i regolamenti ed il numero di partecipanti: nella versione tradizionale si parte con una carta a testa ed ogni partecipante, dopo averla visualizzata, effettua la propria puntata, decidendo se fermarsi o richiedere una seconda carta. Lo scopo del gioco è proprio quello di raggiungere il punteggio più alto possibile, senza sballare, ovvero senza superare il Sette e mezzo.
Pari a Diego Armando Maradona per la squadra di Napoli, così il Natale è sacro per la Campania: è la festa per eccellenza, quella dove le famiglie si riuniscono, dove i nonni e gli zii si dilettano in cucina ed i nipoti che studiano o lavorano come fuorisede rientrano per festeggiare, tutti insieme. È quasi d’obbligo pensare al simbolo per eccellenza del Natale, soprattutto in Campania: il presepe. Chi ha visitato la città partenopea, e chi magari solo per sentito dire, conosce il quartiere dei presepi per eccellenza, San Gregorio Armeno. Ogni anno, a partire da inizio novembre, gli artigiani cominciano a creare dei mini-villaggi costituiti da oggetti e statuette. L’arte presepiale, tuttavia, non rappresenta più solo la tradizione ma anche l’innovazione. Sono sempre di più gli artisti che si cimentano nella costruzione di statuette diverse ed originali, tra cui quelle del sopracitato Maradona.
Se il presepe è il simbolo per antonomasia, anche la tradizione culinaria vanta piatti tipici natalizi capaci di farsi leccare i baffi. Tra i più classici si annoverano il brodo di cappone, gli spaghetti con le vongole, il baccalà fritto, il capitone e, come dolce tipico, gli struffoli, magari aromatizzati con il liquore Strega. Se nel nord Italia vincono panettone e pandoro, nel meridione le alternative non mancano.